Matteo Basilè, Icone

Scrive di lui Vittorio Sgarbi:
«Basilè è un artista elegante. Per lui la fotografia è lo strumento inevitabile per esprimere un’idea d’arte che non sia rielaborazione del già elaborato e del già visto. I suoi maestri sono Edward Weston e Robert Mapplethorpe, esteti fino allo sfinimento. Basilè usa il digitale come un pittore i colori. E le sue immagini appaiono corrette e rigorosamente realistiche, mentre sono intimamente surreali. Basilè crea una doppia realtà o una realtà virtuale soprattutto nei ritratti. La sua distanza dalla realtà corrisponde alla scelta di vivere lontano, guardando l’occidente da Bali. Ma qui deriva una visione non distaccata ma temperata dalla nostalgia. Come se egli dalla esperienza delle cose estraesse degli archetipi che stanno dentro di lui, come erede di una grande tradizione familiare.
Stare lontano non significa sentire e vedere meno, ma sentire con il cuore e il filtro della memoria. La pittura non consentirebbe di instaurare un rapporto così implacabile con il visionario come può il digitale. Il virtuosismo di taluno si esprime come una esaltazione competitiva rispetto alla fotografia.
Così alcuni sogni di Basilè sono pittoricamente intercettati dallo spagnolo Dino Valls. Entrambi sono realisti e visionari, ma la fotografia consente a Basilé di essere anche più lontano dalla realtà»

Con la supervisione di Vittorio Sgarbi

 

 

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