Guido Venanzoni

La mostra “La vita di Caravaggio in pittura” del pittore Guido Venanzoni, che Vittorio Sgarbi ha meritoriamente voluto a Sutri, è anche un omaggio indiretto allo storico dell’arte Vincenzo Pacelli (San Salvatore Telesino 1939 – Napoli 2014), sicuramente lo studioso che ha fornito i più importanti contributi archivistici sul Merisi nell’ultima drammatica fase della sua vita. Ho conosciuto Guido Venanzoni proprio tramite il comune amico Pacelli, che nutriva stima e ammirazione nei suoi confronti, apprezzandone il talento artistico e la perizia esecutiva, basata sulla profonda conoscenza delle antiche tecniche, ma anche le doti umane, fatte di entusiasmo, schiettezza ed amore disinteressato per l’arte. Doti pienamente condivise dal sottoscritto.

Fui tra i relatori alla presentazione del suo ultimo libro, Caravaggio tra arte e scienza, Napoli, edizioni Paparo, tenuta nell’Aula Consiliare di Ladispoli il 24 marzo 2013, assieme all’allievo e collaboratore Gianluca Forgione, al Prof. Vincenzo Esposito dell’Università Federico II di Napoli. Venanzoni era stato il promotore di quell’iniziativa, anche in ragione del fatto che, secondo Pacelli, Caravaggio non morì a Porto Ercole, secondo la comune opinione, ma nel Castello di Palo (Ladispoli), ove fu sicuramente imprigionato. Sarebbe stato assassinato da sicari inviati dai Cavalieri dell’Ordine di Malta, in conseguenza delle oscure vicende avvenute nell’isola che portarono alla rocambolesca fuga dell’artista. Ed è proprio da questo momento che Guido Venanzoni ha sviluppato il suo progetto del tutto originale e primo al mondo nel suo genere, che oggi si concretizza in questa mostra “La vita di Caravaggio in pittura”, di realizzare una serie di opere attinenti la vita di Michelangelo Merisi in cui il maestro riproduce sulla tela gli eventi cardine che hanno segnato il percorso d’arte e di vita del Caravaggio.# Proprio nell’Aula Consiliare della cittadina laziale è esposta una grande tela raf!gurante L’arresto di Caravaggio a Palo, opera di Venanzoni, peraltro maestro di un vasto gruppo di allievi, che seguono in maniera devota i suoi modi e gli insegnamenti tecnici che amorevolmente trasmette. È il caso di ricordare che Vincenzo Pacelli, oltre a varie monogra!e (tra cui Pacecco de Rosa, 2008, e Giovan Battista Beinaschi, in collaborazione con il sottoscritto, 2011), fu autore di numerose pubblicazioni su Caravaggio, soprattutto in merito al periodo napoletano e all’ultima fase della sua travagliata esistenza, con il ritrovamento di importanti documenti inerenti i quadri portati nel viaggio di ritorno verso Roma (Il Martirio di sant’Orsola, 1980; Caravaggio, Le Sette Opere di Misericordia, 1984, 2014; L’ultimo Caravaggio, ediz. 1994, 1995, 2002, Caravaggio tra arte e scienza, 2012, etc.). Tra l’altro Pacelli ha dimostrato su base documentaria la commissione da parte di Tommaso De Franchis nel 1607 della Flagellazione per la chiesa di S. Domenico Maggiore a Napoli (Museo di Capodimonte, deposito) e la paternità del Martirio di S. Orsola (1610, Napoli, Banca Commerciale Italiana), già attribuita a Mattia Preti, quale ultima opera del Caravaggio. Credo che sarebbe stato doveroso e opportuno dedicare la recente mostra Caravaggio Napoli, curata da Maria Cristina Terzaghi e Sylvain Bellenger, proprio alla sua memoria.

Ma tutti abbiamo ormai la memoria troppo corta! Ben venga, quindi, questa importante iniziativa di Guido Venanzoni, artista di talento, apprezzabile anche come valido copista di dipinti antichi, oltre che inventore di originali iconogra!e storiche come in questo caso, che porti nuovamente all’attenzione la verità sul Caravaggio e le intuizioni di un grande studioso, troppo velocemente e ingiustamente dimenticato.

(Francesco Petrucci)