Italo Mus, Sotto il cielo

 

Italo Mus era nato a Châtillon, nel 1892, nel villaggio di Chaméran, da Eugène Mus, scultore, e la sua formazione inizia nella bottega del padre. La tradizione è l’elemento fondante della sua ispirazione, il principio di una ricerca integra che non rinuncia, nella modernità, al passato e ai valori della famiglia. Nel 1910, il centro Internazionale delle Belle Arti di Roma organizzò una rassegna alla quale parteciparono 27 maestri tra i più noti, quali Chagall, Raoul Dufy, Jean Cocteau e Picasso; in questa circostanza il giovane Italo Mus ebbe il suo riconoscimento nazionale vincendo il Primo Premio al Salone dei Giovani Pittori. Nel 1909, consigliato da Lorenzo Delleani, Mus si era iscritto all’Accademia delle Belle Arti di Torino, seguendo i corsi di pittura e di disegno sotto la guida di Giacomo Grosso, Paolo Gaidano, Luigi Onetti e Marchisio, artisti ,come lui, fedeli alla tradizione, allo studio dell’antico e secondo i quali era essenziale saper disegnare. Molto legato alla Valle d’Aosta, Mus se ne allontanerà solo per brevi periodi. Nel 1913 lo troveremo a dipingere ad affresco a Lione, Losanna e Friesch, vicino a Briga.

È soldato nella Grande Guerra. Al ritorno conosce Giuseppina Crenna, che sposerà nel 1920 e da cui avrà quattro figli. Nel 1932 Mus progetta Il Monumento ai Caduti della Prima Guerra mondiale a Saint Vincent. L’opera, modellata in creta, poi fusa in bronzo a Milano, rappresentava un alpino con il fucile in mano e il compagno morto sulle ginocchia. Il monumento fu distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale per la raccolta del metallo alla patria. Fu nel 1938 che Guido Marangoni, critico d’arte, conobbe Mus e ne vide le opere nello studio del pittore. Ne scrisse sulla rivista “Perseo” definendolo “pittore di grande talento”. In Sono gli anni in cui Mus conosce gli artisti più notevoli della sua generazione, come Filippo de Pisis, Carlo Carrà, Pietro Morando e Francesco Menzio, e anche Antonio Ligabue. Dialoga, nel suo studio di Saint-Vincent, con De Pisis e nel 1956 alcuni suoi dipinti sono esposti a New York e Buenos Aires.

Alla metà degli anni sessanta, ancora in piena attività, una grave malattia non gli consente più di lavorare; e il 15 maggio 1967 muore a Saint-Vincent. Italo Mus eseguì circa duemila lavori tra disegni, dipinti, bozzetti, divisi, nella stessa catalogazione dell’artista, in tre periodi ben distinti. Nel primo periodo, tra il 1920 e il 1940, troviamo le opere che più caratterizzano l’artista: sono di questi anni i meravigliosi interni, le campagne con le fienagioni, i paesaggi e i balli che raccontano momenti della vita montanara nella Valle d’Aosta. Nel secondo periodo, tra il 1941 e il 1958, l’esecuzione pittorica mostra un cambiamento espressionistico e i suoi dipinti diventano un pretesto per “fare del colore”. Infatti l’invenzione di forme nuove prevale sulla descrizione della realtà. Mus si applica allo sgraffito con l’effetto del calco sulla carta velina.

Scrive di lui Vittorio Sgarbi:

«Italo Mus, dalla Valle d’Aosta. Ovvero l’odore del legno. Protezione, tradizione, famiglia. È quell’odore, di legno di noce, che più di ogni altro pittore Italo Mus descrive in tele che hanno la forza di Sironi e l’intimità di de Pisis. Ritirato in Valle d’Aosta, Mus va restituito alla pittura italiana del Novecento, come un integro pittore dell’uomo, del suo lavoro, dei suoi valori. Nelle opere di Mus, nelle lunghe serate d’inverno, arrivano i rintocchi delle campane di Rouault e di Permeke, attribuendo a Mus una dimensione internazionale, come poeta del dolore e della consolazione. Il mondo contadino è un mondo universale, di valori antichi»

A cura di Gabriele Accornero
Con la supervisione di Vittorio Sgarbi

 

 

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