Francis Bacon, Disegni e pastelli

«I disegni appartenenti a Lovatelli Ravarino sono anche di notevoli dimensioni, firmati, opere valide in se stesse. Il loro ruolo consiste nell’essere un dono, un dono fatto per compiacere un amico, lo stesso ruolo che avevano i disegni di Michelangelo donati al giovane Tommaso Cavalieri. A parte le loro dimensioni e l’ambizione creativa che comportano questi disegni rivelano altre caratteristiche che colpiscono profondamente. Una di queste è che sebbene fatti in un periodo tardo della vita del pittore essi rivisitano temi che caratterizzarono una produzione molto più giovanile. Nella serie ci si imbatte in dei Papi derivati dall’Innocenzo X del Velazquez, delle Crocifissioni, dei ritratti e anche degli autoritratti. Un’altra sorprendente caratteristica emerge solo se si osservano i disegni lentamente e con grande attenzione. Sebbene frutto apparentemente di un tratto assolutamente libero i disegni sono stati fatti anche con l’aiuto di strumenti tecnici meccanici, come sagome, compassi, o il cosiddetto curvilineo francese. Ravarino conferma che il pittore gli chiedeva di comprargli di questi strumenti meccanici e aggiunge che il pittore era irritato dal fatto che le sagome fisse italiane da interpolare nei disegni differissero da quelle equivalenti inglesi. Nel fare questi grandi tardivi disegni egli sembra aver voluto giocare una sorta di partita finale con se stesso. E’ notorio che Bacon espresse disaffezione verso molti dei suoi lavori giovanili, in particolar modo i Papi. Questi disegni che non furono mai concepiti per essere esibiti in vita ci offrono una sorta di ruminazione interiore verso le opere fatte nel passato. Qualcosa non del tutto sorprendente da parte di un artista che sapeva di essere ormai alla fine della sua carriera»

(Edward Lucie- Smith)

«Ecco perché non è mera captatio benevolentiae osservare che Bacon sarebbe stato felicissimo di essere esposto in una meravigliosa antica frazione come Sutri accanto a un pittore Tiziano il cui ritratto del vescovo Filippo Archinto con un velo che gli segmenta verticalmente il viso ispirò il genio di Dublino quasi quanto un altro quadro per lui archetipico come il ritratto di Innocenzo X del Velasquez»

(Cristiano Lovatelli Ravarino)

 

 

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